Il suono ritrovato - recensione di Riccardo Storti

Tony Carnevale. 

Ritrovare il suono per ripensarlo

di Riccardo Storti

I libri di musica scritti dai musicisti sono un'altra cosa. Può sembrare una banalità dirlo, ma non constatarlo e, magari, accorgersi che poi non siano così tanti i musici che decidono di prendere la penna in mano per parlare del proprio mestiere.
Inoltre, siamo sinceri. I veri "addetti ai lavori" sono loro. Noi, che stiamo al di qua del banco del mixer, tra palco e realtà, siamo solo dei testimoni dotati di taccuino, pronti a raccontare qualcosa che ci sarebbe piaciuto fare da grandi. Destino del cosiddetto "critico". Nobilissima arte, la critica, però sovente, in campo rock, dagli anni Settanta ad oggi, molti si sono improvvisati, fidandosi di un orecchio perspicace ma - in taluni casi - privo di educazione musicale. Vecchio discorso, oggi ancora più in auge grazie (o per colpa) della rete, dove basta un click per crearsi un blog e lanciarsi in descrizioni musicali (anche oneste) ma che nulla hanno a che vedere con l'analisi. Figuriamoci poi con la musicologia (che, come qualsiasi altra disciplina, bisogna studiare). Ma va bene così. Però, quando l'uomo di musica abbandona lo strumento per il foglio di carta, c'è solo da imparare.
A questo ci aveva abituato il compositore Tony Carnevale, quando, cinque anni fa, aveva pubblicato il suo primo saggio, Il pensiero e il suono. Già questa parola, "suono", indica la complessità con cui il musicista affronta la materia della propria creatività, ben oltre le prevedibili "note". Il suono, appunto. Che è colore, ma anche fisica invisibilità. E, attraverso la dimensione temporale, lo si riesce a trovare, anzi a ritrovare.
Il suono ritrovato. Così si chiama l'ultimo volume di Tony Carnevale, uscito nell'estate 2014 e pubblicato da UniversItalia. Si tratta di un lungo excursus sul "fare musica" partendo dal campo; quasi un ordinato quaderno di appunti che descrive e narra i frutti pratici di un lavoro appassionato e professionalmente impeccabile. Come indica il sottotitolo vagamente provocatorio, si parte da "un approccio non razionale alla musica", toccando, via via, aspetti e categorie fondamentali della dimensione creativa nel campo delle arti sonore, dalla formazione scolastica all'autonomia interpretativa, dal momento individuale a quello collettivo (suonare da soli, suonare insieme). Attenzione, però, perché ce n'è anche per l'altra parte, quella dell'ascoltatore.
Basta scorrere l'indice per essere attirati da un volume che parla a chiunque, con un linguaggio diretto, senza la presunzione di salire in cattedra per pontificare, semmai con il naturale scopo di condividere i propri giochi sonori. Carnevale, per avvalorare le numerose tesi avanzate nel libro, si serve di ascolti diretti che vanno dai Pink Floyd a Vasco Rossi, passando per i Tiromancino, Keith Jarrett, Bach e Wagner. Emozionante l'epigrafe posta in copertina: "... al tempo meravigliosamente perso insieme". Parole dell'amico Francesco Di Giacomo, in una dedica personale all'autore.
Il bello de Il suono ritrovato sta alla fine, quando lo avrete conluso e le domande non saranno finite; non perché siano mancate le risposte, ma perché il buon Carnevale ha messo in moto dentro di voi un'idea di musica che, superata la zona sonica, si fa pensiero.

© Riccardo Storti

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