Incontriamo il musicista, produttore artistico, arrangiatore: Tony Carnevale - Intervista di "Emergenza"
Ha lavorato con tanti famosissimi artisti, ma noi di Emergenza vogliamo sapere qualcosa dell'esperienza con la band emergente Las Vegas Tango
Non
capita tutti i giorni che un gruppo emergente possa avere il supporto
tecnico e artistico del proprio disco da un professionista del calibro
di Tony Carnevale: un importante musicista, ha lavorato nel campo
dell'audiovisivo, arrangiatore, produttore artistico, ed anche
compositore e realizzatore di colonne sonore per film, pubblicità e
programmi televisivi. Inoltre ha anche scritto il libro “Il pensiero e il suono - un approccio non razionale alla musica”, un vero e proprio vademecum per musicisti, appassionati ed insegnanti.
Cosa
spinge un professionista come lei, che ha lavorato con artisti di
grande fama e case discografiche come la Sony, BMG, a lavorare con un
gruppo emergente?
Direi
che sono diverse cose; innanzitutto la mia lunga “lotta” a sostegno
della musica originale, sia per tentare di contrastare il tristissimo
fenomeno delle cover band - che fanno parte del mondo
dell’intrattenimento che poco ha a che fare con la “Musica” – che per
promuovere la creatività e la libera espressione artistica, che sono le
fondamenta di una cultura “sana” e, di conseguenza, di una società
migliore, dove sia finalmente possibile non essere costretti a fare i
giullari ma che ci sia un riconoscimento adeguato alle lunghe fatiche
che ci portano ad essere musicisti. In secondo luogo questa lunga
lotta/ricerca ha dato vita anche ad un metodo formativo – sul quale ho
pubblicato un libro dal titolo “Il pensiero e il suono – un approccio
non razionale alla musica” - che ha sostenuto, ormai da tanti anni, dei
particolarissimi Laboratori di Formazione Musicale Applicata (che
attualmente dirigo presso la Scuola di Musica di Testaccio a Roma), che
si basano proprio sulla ideazione e realizzazione dei progetti originali
dei partecipanti, quindi frequentati principalmente da artisti
esordienti. Aggiungerei infine la mia storia personale, fatta di 7
dischi che sono tenuti in grande considerazione dalla critica
internazionale, che mi definisce “l’apripista della rinascita del
Progressive in Europa”.
Come è stata l'esperienza con i Las Vegas Tango?
Direi
molto interessante; i ragazzi propongono brani non facilissimi, con
coraggio e onestà intellettuale, sanno “suonare”. E’ un gruppo che può
fare molto, anche perchè sono insieme da poco e non hanno quindi avuto
ancora il tempo per amalgamarsi profondamente e trovare quel “sound” che
sarà la loro identità artistica inconfondibile. Ci sono da sviluppare
bene i dettagli degli arrangiamenti, ma direi che nel panorama emergente
rappresentano di certo più che una “promessa”. Quando mi hanno proposto
di curare la produzione di due loro brani ho accettato con piacere,
anche perchè – e non guasta – mi sono stati da subito simpatici, forse
perchè non avevano quella “spocchia” caratteristica di certi giovani
musicisti per i quali un eventuale produttore musicale rappresenta una
minaccia alla propria creatività e al proprio progetto artistico!
L’importanza di un supporto artistico/tecnico è fondamentale per la
riuscita di un progetto, e quando si entra in uno studio di
registrazione bisogna rendersi conto che il passaggio dalla sala prove o
dal live allo studio è come il passaggio dal teatro al cinema; in
studio si va a fare un “film”, che è tutta un’altra cosa...serve quindi
un regista, una persona in grado di preparare i musicisti alla
registrazione e supportarli per ottenere da loro il meglio, evitando
loro inutili perdite di tempo che portano inevitabilmente – avendo
sempre un certo tempo a disposizione - ad una scarsa qualità del
risultato. Il produttore musicale deve essere visto come “uno del
gruppo” che, oltre ad essere un interlocutore creativo, deve anche
essere in grado di interloquire con i tecnici in studio o addirittura,
come nel mio caso, di operare direttamente anche al mixer, gestendo
totalmente tutti i passaggi che portano dall’idea a un Master. Il
produttore musicale deve saper trovare il modo di far rendere al massimo
il progetto che gli si pone davanti, mantenendone gli intenti
artistici; con i Las Vegas Tango si è instaurato subito un clima di
fiducia e rispetto reciproco, forse anche perchè hanno capito che prima
di essere un produttore musicale sono un musicista come loro, che ha
avuto gli stessi problemi e che ha trovato nel tempo l’esperienza utile a
risolverli.
Lei
ha molta esperienza ed in diversi ambiti, che consigli darebbe ad un
gruppo che sta iniziando adesso l'avventura di Emergenza Festival?
Domanda
difficilissima e delicatissima: d’istinto direi “fate sempre quello che
vi viene più spontaneo e naturale, senza forzarvi mai ad essere
nient’altro che voi stessi”, perchè nella mia esperienza ho notato che
chi insiste con le proprie idee prima o poi da qualche parte “arriva”...
Un attimo dopo però gli direi anche “attenti però a non essere troppo
astratti”: ci dobbiamo rendere conto del fatto che la musica è per tutti
e che tutti ne devono usufruire; non dobbiamo quindi fare musica per i
musicisti o i critici musicali, ma per il mondo intero. E’ necessario in
questo senso distinguere il "successo" dalla "realizzazione": avere
successo vuol dire che ciò che fai piace agli altri; realizzarsi vuol
dire esprimersi liberamente, senza avere lo scopo di "piacere", ma solo
quello di comunicare; spesso queste due cose - il successo e la libertà
espressiva - non stanno o non possono stare insieme (per cercare di
metterle insieme un bravo produttore musicale può essere di grande
aiuto...). Per cui bisogna trovare un giusto equilibrio – e non è facile
per niente – tra la propria libertà espressiva e le possibilità di
comprensione degli “altri”. Attenzione: non è un invito a essere
“commerciali”, sia chiaro !! E’ solo un suggerimento che vuole evitare a
tanti quel senso di frustrazione che deriva dal sentirsi
“incompresi”...mi piace portare un esempio: le quattro note che danno
inizio a “Shine on you crazy diamond” dei Pink Floyd sono talmente
“facili” che le posso suonare anche io che non sono un chitarrista, ma
il problema era “pensarle” e sono la base di un grandissimo pezzo che –
almeno a me – dà molta emozione! Questo deve fare la musica: emozionare,
stimolare, creare movimento interno....Quindi, tornando alla tua
domanda, per tutti i suggerimenti “tecnici” li rimanderei alle “solite”
cose: tirate fuori le idee, imparate a realizzarle e a suonarle e
ricordatevi che i rapporti nel nostro lavoro sono fondamentali!! quindi
bisogna essere decisi, coraggiosi e ambiziosi ma evitare di sembrare
presuntuosi....sembra semplice detto così...
Quali sono i suoi prossimi progetti?
Sto portando avanti la possibilità di mettere in scena la mia Symphonic Rock Opera “Dreaming a human Symhpony”,
della quale è già uscito il CD, un progetto piuttosto impegnativo – il
cd ha coinvolto 80 persone tra musicisti e cantanti, tra i quali
Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese del Banco - che in Italia è
difficile da portare avanti, per cui sto valutando anche situazioni
all’estero; c’è anche l’idea di stampare un vinile! Proseguono poi come
sempre i miei Laboratori e il lavoro di ricerca che c’è dietro, per cui
non è escluso che potrei tra breve rimettermi a scrivere un nuovo libro;
prosegue come sempre anche la mia attività di supporto agli artisti
emergenti e alle produzioni indipendenti ed è in progetto – questa è una
graditissima novità - anche una collaborazione più intensa con
Emergenza Festival, visto che condividiamo moltissime cosa a livello
progettuale e concreto!! c’è inoltre in ballo un nuovo progetto
sinfonico....ma ancora non mi hai fatto la domanda conclusiva: “dove lo
trovi il tempo per fare tutto ciò ?” ...la risposta è: “non lo so”.
Forse sono solo “sogni” ma molti di questi sogni sono poi riuscito a
realizzarli: auguro a tutti di riuscire a fare altrettanto!