AdnKronos 8.5.16
Scuola: Tony Carnevale, per musica in classe serve un pensiero nuovo
Roma, 8 mag. (AdnKronos) - Musica in classe? "Serve un pensiero nuovo". Ne è convinto Tony Carnevale, musicista e formatore, conduce con un metodo originale dei Laboratori all'interno dei quali si lavora alla formazione di un'identità artistica originale attraverso la realizzazione di progetti dei partecipanti a qualunque livello e senza limiti di genere e stile. "Ancora oggi - sottolinea Carnevale all'Adnkronos - la formazione musicale è principalmente concentrata sul suonare uno strumento o cantare, su aspetti quindi esecutivi, lasciando ai margini un aspetto invece fondamentale che appartiene indistintamente a tutti gli esseri umani: la possibilità di creare un proprio suono". "Da tempo immemorabile - spiega - l'essere umano costruisce strumenti o emette suoni con la voce senza che questo abbia un'utilità, ma soltanto come profonda esigenza espressiva; quando si viveva nelle caverne non esistevano certo sale da concerto o scuole di musica, ma questo non impediva agli esseri umani di produrre suoni che, per ovvie ragioni, non potevano essere stati ''imparati'' ma ''creati''".
Secondo Carnevale, quindi "per affrontare il problema è necessario chiarirsi sul termine creatività, spesso utilizzato come generico accenno ad attività artistiche, che non sono automaticamente attività creative. Molto spesso infatti la formazione non prevede la produzione di suoni originali, ma l'esecuzione di cosa già esistenti, e questo con la creatività ha a che fare in modo parziale". "Basterebbe poi osservare - evidenzia - quanto nella cultura e nella didattica sia dominante la figura dell'esecutore rispetto a quella del compositore, per capire che c'è qualcosa che deve essere analizzato meglio. Troppo spesso - lamenta - si pensa inoltre alla creatività come qualcosa che c'è o non c'è (o arriverà), qualcosa di misterioso che verrebbe forse da una predestinazione o da un dono divino". "La creatività - ribadisce - è legata invece a un movimento del pensiero che produce un'idea e la sviluppa concretamente. Questo movimento appare spesso come spontaneo, ma in realtà origina sempre da uno stimolo, cosciente o non cosciente, dal rapporto con altri esseri umani e con le loro rappresentazioni".
Secondo il musicista "questa visione ''umana'' (quindi non ''divina''), può portare all'elaborazione di una metodologia adeguata allo stimolo e sviluppo di questo aspetto, quello creativo, che altrimenti verrebbe abbandonato a se stesso o, peggio ancora, soffocato da un assetto puramente tecnico-teorico. Esprimersi attraverso suoni originali, non imparati da altri, è un diritto di tutti, non uno specifico di qualche eletto; poi fare il compositore di mestiere è un'altra cosa, ma saper pensare una propria musica, o anche solo saper improvvisare, è indispensabile per una visione nuova e moderna della formazione musicale". "Senza una visione di questo genere - evidenzia Carnevale - è difficile, se non impossibile, parlare di creatività umana e di come rendere possibile una formazione musicale più profonda e completa, a partire dalla formazione dei formatori, spesso impreparati al delicatissimo rapporto di sviluppo di realtà così profonde di un altro essere umano. Senza un'adeguata preparazione psicologica - ribadisce - è praticamente impossibile pensare di fare formazione: anche se costa molto affermarlo, i danni prodotti da insegnanti e metodologie inadeguate sono tali che, in mancanza di una nuova ricerca sulla formazione musicale e artistica in generale, si possa arrivare a pensare che sia addirittura meglio avvicinarsi alla musica con quella spontaneità che non di rado, come le storie di tanti musicisti testimoniano, produce risultati eccellenti".
Carnevale mette quindi in luce il problema "dell'antiquato e a volte scandaloso sistema di reclutamento degli insegnanti, basato su astratti titoli e spesso inquinato da valutazioni ''insindacabili'' quanto assurde di tali titoli e pericolose per gli studenti: sono questi ultimi, infatti, quelli che poi ci vanno di mezzo, purtroppo, in quanto non di rado hanno a che fare con ''insegnanti'' non propriamente qualificabili come tali". "Ci vuole il contributo di tutti - aggiunge - musicisti, insegnanti e politici, per lo stretto legame che c'è tra formazione e cultura; il mio modesto contributo lo sto portando sia nelle attività dei laboratori musicali che da ormai 16 anni propongo come una possibile nuova metodologia per l'apprendimento e lo sviluppo delle capacità di esprimersi attraverso i suoni, soprattutto i propri suoni, sia nel mio ultimo libro 'Il suono ritrovato', dove si propone la possibilità concreta di un approccio non razionale alla musica, un approccio che privilegia l'aspetto creativo-espressivo rispetto a quello tecnico-esecutivo". "Anche se la strada da percorrere è lunga - conclude - una nuova visione della formazione musicale è possibile, ma le buone intenzioni non sono purtroppo sufficienti: ci vuole, appunto, un pensiero nuovo".
SCUOLA: MORRICONE, MUSICA IN CLASSE? SERVONO CORSI AI PROFESSORI
Il premio Oscar, ne parlai anni fa con l'allora ministro Berlinguer, per una vera riforma servirebbe un decennio Roma, 8 mag. (AdnKronos) - "Insegnare la musica nelle scuole? Magari, ma serve una generazione di insegnanti da preparare perché attualmente non sono in grado di farlo". Parola del compositore premio Oscar Ennio Morricone, che da anni si spende su questo tema. Conversando con l'Adnkronos infatti, il musicista ricorda: "Anni fa ne parlai con l'allora ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer e avevamo concordato cosa si dovesse fare. I docenti di quelle scuole nelle quali la musica è ancora oggetto di una qualche attenzione, purtroppo non possiedono alcun metodo didattico. Per questo dovrebbero fare dei corsi". Secondo Morricone, "per fare una vera riforma in questo senso servirebbe un decennio con un programma ad hoc e degli insegnanti in grado di svolgerlo. Inoltre - sottolinea il compositore - non serve far suonare i bambini con i flautini di plastica, ma bisogna far loro ascoltare la musica spiegando le forme musicali". Per questo, secondo l'autore della colonna sonora di 'C'era una volta in America', "bisogna dotare tutte le scuole di un impianto per ascoltare la musica e di importanti incisioni discografiche. Gli studenti devono ascoltare i brani come esempio degli argomenti teorici: se si parla della sonata per pianoforte, bisogna fare sentire loro quelle di Mozart e Beethoven", conclude Morricone.
Scuola: Tony Carnevale, per musica in classe serve un pensiero nuovo
Roma, 8 mag. (AdnKronos) - Musica in classe? "Serve un pensiero nuovo". Ne è convinto Tony Carnevale, musicista e formatore, conduce con un metodo originale dei Laboratori all'interno dei quali si lavora alla formazione di un'identità artistica originale attraverso la realizzazione di progetti dei partecipanti a qualunque livello e senza limiti di genere e stile. "Ancora oggi - sottolinea Carnevale all'Adnkronos - la formazione musicale è principalmente concentrata sul suonare uno strumento o cantare, su aspetti quindi esecutivi, lasciando ai margini un aspetto invece fondamentale che appartiene indistintamente a tutti gli esseri umani: la possibilità di creare un proprio suono". "Da tempo immemorabile - spiega - l'essere umano costruisce strumenti o emette suoni con la voce senza che questo abbia un'utilità, ma soltanto come profonda esigenza espressiva; quando si viveva nelle caverne non esistevano certo sale da concerto o scuole di musica, ma questo non impediva agli esseri umani di produrre suoni che, per ovvie ragioni, non potevano essere stati ''imparati'' ma ''creati''".
Secondo Carnevale, quindi "per affrontare il problema è necessario chiarirsi sul termine creatività, spesso utilizzato come generico accenno ad attività artistiche, che non sono automaticamente attività creative. Molto spesso infatti la formazione non prevede la produzione di suoni originali, ma l'esecuzione di cosa già esistenti, e questo con la creatività ha a che fare in modo parziale". "Basterebbe poi osservare - evidenzia - quanto nella cultura e nella didattica sia dominante la figura dell'esecutore rispetto a quella del compositore, per capire che c'è qualcosa che deve essere analizzato meglio. Troppo spesso - lamenta - si pensa inoltre alla creatività come qualcosa che c'è o non c'è (o arriverà), qualcosa di misterioso che verrebbe forse da una predestinazione o da un dono divino". "La creatività - ribadisce - è legata invece a un movimento del pensiero che produce un'idea e la sviluppa concretamente. Questo movimento appare spesso come spontaneo, ma in realtà origina sempre da uno stimolo, cosciente o non cosciente, dal rapporto con altri esseri umani e con le loro rappresentazioni".
Secondo il musicista "questa visione ''umana'' (quindi non ''divina''), può portare all'elaborazione di una metodologia adeguata allo stimolo e sviluppo di questo aspetto, quello creativo, che altrimenti verrebbe abbandonato a se stesso o, peggio ancora, soffocato da un assetto puramente tecnico-teorico. Esprimersi attraverso suoni originali, non imparati da altri, è un diritto di tutti, non uno specifico di qualche eletto; poi fare il compositore di mestiere è un'altra cosa, ma saper pensare una propria musica, o anche solo saper improvvisare, è indispensabile per una visione nuova e moderna della formazione musicale". "Senza una visione di questo genere - evidenzia Carnevale - è difficile, se non impossibile, parlare di creatività umana e di come rendere possibile una formazione musicale più profonda e completa, a partire dalla formazione dei formatori, spesso impreparati al delicatissimo rapporto di sviluppo di realtà così profonde di un altro essere umano. Senza un'adeguata preparazione psicologica - ribadisce - è praticamente impossibile pensare di fare formazione: anche se costa molto affermarlo, i danni prodotti da insegnanti e metodologie inadeguate sono tali che, in mancanza di una nuova ricerca sulla formazione musicale e artistica in generale, si possa arrivare a pensare che sia addirittura meglio avvicinarsi alla musica con quella spontaneità che non di rado, come le storie di tanti musicisti testimoniano, produce risultati eccellenti".
Carnevale mette quindi in luce il problema "dell'antiquato e a volte scandaloso sistema di reclutamento degli insegnanti, basato su astratti titoli e spesso inquinato da valutazioni ''insindacabili'' quanto assurde di tali titoli e pericolose per gli studenti: sono questi ultimi, infatti, quelli che poi ci vanno di mezzo, purtroppo, in quanto non di rado hanno a che fare con ''insegnanti'' non propriamente qualificabili come tali". "Ci vuole il contributo di tutti - aggiunge - musicisti, insegnanti e politici, per lo stretto legame che c'è tra formazione e cultura; il mio modesto contributo lo sto portando sia nelle attività dei laboratori musicali che da ormai 16 anni propongo come una possibile nuova metodologia per l'apprendimento e lo sviluppo delle capacità di esprimersi attraverso i suoni, soprattutto i propri suoni, sia nel mio ultimo libro 'Il suono ritrovato', dove si propone la possibilità concreta di un approccio non razionale alla musica, un approccio che privilegia l'aspetto creativo-espressivo rispetto a quello tecnico-esecutivo". "Anche se la strada da percorrere è lunga - conclude - una nuova visione della formazione musicale è possibile, ma le buone intenzioni non sono purtroppo sufficienti: ci vuole, appunto, un pensiero nuovo".
SCUOLA: MORRICONE, MUSICA IN CLASSE? SERVONO CORSI AI PROFESSORI
Il premio Oscar, ne parlai anni fa con l'allora ministro Berlinguer, per una vera riforma servirebbe un decennio Roma, 8 mag. (AdnKronos) - "Insegnare la musica nelle scuole? Magari, ma serve una generazione di insegnanti da preparare perché attualmente non sono in grado di farlo". Parola del compositore premio Oscar Ennio Morricone, che da anni si spende su questo tema. Conversando con l'Adnkronos infatti, il musicista ricorda: "Anni fa ne parlai con l'allora ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer e avevamo concordato cosa si dovesse fare. I docenti di quelle scuole nelle quali la musica è ancora oggetto di una qualche attenzione, purtroppo non possiedono alcun metodo didattico. Per questo dovrebbero fare dei corsi". Secondo Morricone, "per fare una vera riforma in questo senso servirebbe un decennio con un programma ad hoc e degli insegnanti in grado di svolgerlo. Inoltre - sottolinea il compositore - non serve far suonare i bambini con i flautini di plastica, ma bisogna far loro ascoltare la musica spiegando le forme musicali". Per questo, secondo l'autore della colonna sonora di 'C'era una volta in America', "bisogna dotare tutte le scuole di un impianto per ascoltare la musica e di importanti incisioni discografiche. Gli studenti devono ascoltare i brani come esempio degli argomenti teorici: se si parla della sonata per pianoforte, bisogna fare sentire loro quelle di Mozart e Beethoven", conclude Morricone.
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